Friday, 21 June 2002

Un ponte sull'eternità

Si pensa, talvolta, che di draghi, non ce n'è più neanche uno. E neppure di prodi cavalieri. E neppur l'ombra di una principessa che vaghi per foreste misteriose, incantando col suo sorriso cerbiatti e farfalle.

Pensiamo, talvolta, che la nostra sia un'età senza più frontiere, senza più avvenire. Il destino è al di là dell'orizzonte; quelle ombre che passano al galoppo, rilucenti, si sono ormai dileguate.

Che bello, sbagliarsi! Principesse e cavalieri, incantesimi e draghi, avventura e mistero... non solo son qui pure adesso, ma son tutto quel che c'è e c'è sempre stato!

Nel nostro secolo, hanno mutato d'abiti, s'intende. I draghi indossano uniformi, oggi, vanno in giro in assetto di guerra, in tenuta da pronto intervento. I demoni della società, stridendo, piombano su di noi se solleviamo gli occhi da terra, se ci azzardiamo a svoltare a destra laddove ci hanno ordinato di girare a sinistra. Talmente astute si son fatte le false apparenze che principesse e cavalieri possono celarsi gli uni alle altre, possono celarsi persino a sé medesimi.

E tuttavia i maestri di realtà vengono ancora a noi, in sogno, a dirci che non abbiamo giammai perduto lo scudo che occorre contro i draghi, che sta in noi cambiare il mondo come ci pare e piace. L'intuito non mentisce allorché ci bisbiglia: Non sei polvere, tu sei magia!

Richard Bach, Un ponte sull'eternità

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