Una vecchia nave-fattoria come la Stella Polare aveva un rivestimento di lastre metalliche inferiore alla norma... [...] Era stato saldato nel modo sbagliato, rivettato con rivetti bruciati e troppo piccoli, sigillato con mastice che colava, puntellato con assi che scricchiolavano come ossa. Tutto questo rendeva la nave più umana, in un certo senso, e ancora più affidabile nello stesso modo che un veterano rattoppato, nonostante i mugugni, era più fidato di una recluta pimpante.
(Pagina 136)
La rete saliva fumando, come una belva, lungo la rampa e nella luce delle lampade al sodio accese sulla tolda del peschereccio. Come una chioma lucente, ammassi di strisce rosse, azzurre e arancio coprivano la rete: erano la protezione di plastica che aveva lo scopo di agevolare il passaggio della rete sulle rocce del fondo marino. Come un alito fetido, l’esalazione del freddo oceanico avviluppava quella chioma in un alone di colori che brillava nella nebbia.
[incipit]
Arkady era compiaciuto perché il libro che gli aveva dato Susan era di Maldelstam, un poeta meraviglioso, urbano, tenebroso e probabilmente assai poco socialista per i gusti di Natasha. Anche se era soltanto una raccolta di lettere, Arkady l’aveva già nascosto premurosamente sotto il materasso come se fosse fatto di fogli d’oro.
(Pagina 122)
Stella Polare di Martin Cruz Smith
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